divise san marino

I Carabinieri Reali a San Marino

La storia ultrabicentenaria dell’Arma annovera anche contesti meno conosciuti, noti solo ai più esperti del settore
E’il caso della prima permanenza della Benemerita nella Repubblica di San Marino

L’immediato primo dopoguerra si rivelò critico per molte nazioni in cui molti soldati congedati rientravano a casa trovandosi senza lavoro e spesso con le proprietà inattive.
La prosaica realtà politica d’anteguerra che, durante il conflitto, era stata determinante in alcune situazioni, tornava a mostrare l’inadeguatezza alla situazione.

Alle molte manifestazioni di protesta nell’intera penisola si registravano vari territori completamente fuori controllo
Tra questi era il caso della bassa Padana e della riviera romagnola
Molti sfollati che dal Friuli V.G. e dal Veneto si erano spostati dopo l’offensiva austriaca si erano sistemati appunto nella Bassa Padana.
Tra i profughi si annoveravano anche disertori, renitenti, sbandati sfuggiti ai doveri militari e a rischio per le pene che avrebbero patito per le loro mancanze.
Inoltre, su tutto il territorio romagnolo, pericolosi terroristi socialisti minavano l’ordine precostituito fronteggiandosi con le squadre fasciste
Tutti costoro, appena si profilava qualche pericolo, si rifugiavano nelle zone bassocollinari di San Marino tanto che il Reggente, soprattutto in relazione agli attentati socialisti, era costretto a chiedere un aiuto dal Colonnello Comandante la legione di Ancona il quale inviava un reparto di un centinaio di Carabinieri Reali dei quali una buona parte erano reduci dal conflitto e che erano chiamati a svolgere operazioni di battute e rastrellamenti più di stampo militare che di polizia lungo la parte bassa della Repubblica dove, profughi e terroristi, si rifugiavano.

divise san marino

L’impiego non fu affatto facile tanto che, individuazioni di ricercati presso aziende e zone agricole, spesso si trasformavano in combattimenti a suon di bombe a mano e cannonate.
Neppure le zone urbane e centrali si rivelavano tranquille essendo le medesime meta e rifugio dei delinquenti comuni
Una serie di fatti gravi portò alla decisione di interventi radicali quali gli attentati al cinema Diana, al Palazzo Accorsio, alla strage di Empoli e i fatti di Castello Estense.
Ma non erano solo le zone periferiche a destare preoccupazioni perché si tenevano e registravano fatti cruenti anche nelle zone urbane dove, oltre alla delinquenza locale, si faceva largo la criminalità politica che, dopo i disordini di piazza, aveva cominciato ad eliminare direttamente esponenti politici avversi.
In rapida successione si registravano gli omicidi dell’attivista politico fascista Luigi Platania in Romagna e del Cav. Carlo Bosi a San Marino
Quest’ultimo, stimato medico di chiare simpatie fasciste, non mancava di rimproverare i braccianti che visitava per la presenza nelle loro zone di profughi e di terroristi socialisti
Dopo il suo omicidio, temendo reazioni fasciste con squadre che invadevano il territorio per fronteggiare gli esponenti socialisti, il Reggente Giulio Gozi sfruttò i buoni uffici con il Comandante della Legione di Ancona per un aumento rilevante di militari da dislocare anche nei luoghi più importanti del centro.

Tale richiesta, seppur necessaria, fece scaturire contestazioni ed opposizioni da entrambe le parti.
Una parte della politica italiana non solo si opponeva ad un ulteriore invio ma avrebbe preteso il ritiro del contingente
A San Marino invece il contingente lì dislocato faceva comodo ma, per non mostrare gli ovvi problemi, per i militari da inviare nelle zone centrali e a Piazza Maggiore veniva chiesto una sostanziale trasformazione: chiedere l’arruolamento volontario per la Gendarmeria.
Lo Stato Maggiore bocciò immediatamente l’ipotesi riservandosi la valutazione di inviare altri militari in missione ma dovette sottostare alla decisione politica che avvallava l’ulteriore impegno.
A questo punto, la Reggenza sammarinese, valutata necessaria la presenza dei militari dell’Arma per debellare la minaccia e per istruire ed addestrare adeguatamente la Gendarmeria, al fine di nascondere i problemi esistenti (ben marcati dalla stampa nazionale ed internazionale), chiese l’abbandono delle stellette e dell’uniforme tradizionali dell’Arma durante la missione in favore di una tenuta neutra.
La risposta dello Stato Maggiore del Regio Esercito e del Comando Generale dell’Arma fu contraria.
A tale impasse risolse il Primo Ministro che, senza repliche, dispose e comunicò : ” I Carabinieri Reali in missione a San Marino indosseranno l’uniforme da servizio e da guerra del Regio Esercito guarnita dai tradizionali fregi e mostrine arricchite dai colori tradizionali del Titano; gli Ufficiali continueranno ad usare la sciarpa azzurra dei Savoia e i militari la bandoliera simbolo del servizio dell’Arma”.
Così, i Carabinieri Reali che, dal 1921 al 1936, svolsero la missione nella piccola Repubblica, vestivano l’uniforme grigioverde dell’Esercito su cui esibivano la granata fiammeggiante sul berretto e gli alamari con le stellette sul colletto mentre, sul paramani della manica, spiccava un nastro bianco-azzurro simbolo della storica Repubblica come ben visibile e particolareggiato nelle foto.