cartolina legione treviso

La cartolina della Legione CC.RR. di Treviso

Oggi, attraverso questo cartoncino illustrato, ripercorriamo la storia di un Comando dei Carabinieri Reali poco noto: la Legione dei Carabinieri Reali di Treviso.

La Legione Carabinieri di Treviso ha avuto una vita breve, appena un decennio. Per celebrare la sua nascita, avvenuta nel 1919, nel 1920 è stata pubblicata la cartolina riprodotta sopra, che risulta essere anche l’unica di tale Comando. Essa riproduce, in alto su fascia tipo pergamena, l’intestazione del Comando con la data di inizio attività mentre sotto, a sinistra, attorto alla granata con monogramma, gli stemmi di Venezia, Belluno, Udine e Treviso ed un nastro svolazzante con riportato “Frangar non flectar” (“Mi spezzo ma non mi piego”) e la carta geografica della Legione: vicino allo stemma di Treviso le sigle G.G. del pittore Gallino. Ideata dal Col. BELLOTTI, come si legge in basso a sinistra, è stata stampata dalla specializzata litografia Doyen di L. Simonetti di Torino.

La Legione CC.RR. di Treviso fu istituita con Regio Decreto nr. 1802 del 2 ottobre 1919 ed iniziò a funzionare il 1° dicembre 1919, estendendo inizialmente il proprio Comando sulle Divisioni (gli odierni Comandi Provinciali n.d.r.) di Udine, Treviso e Venezia, tolte alla Legione di Verona. Il 1° Maggio 1920 acquisisce la nuova Divisione di Belluno ed il 16 dello stesso mese perde quella di Udine, che passa alle dipendenze della Legione di Trieste. Il 1° dicembre 1922 costituisce il Battaglione Mobile di Treviso (già Torino I°), soppresso dopo poco più di un mese, ed il 1° aprile 1924 acquista le Divisioni di Padova e Rovigo, assumendo in questo modo la sua definitiva struttura.

Il 28 ottobre 1927 il Comando Legione Territoriale Carabinieri Reali di Treviso, a seguito dell’Autorizzazione del Ministero dell’Interno – Direzione Generale della P.S. – Divisione 5^ – Sezione 2^ – concessa con nota nr. 9904/3/43699 datata 19 ottobre 1926, si trasferì a Padova diventando, di fatto, la Legione di Padova.

L’opera dei militari della Legione di Treviso incomincia già dalla sua formazione: il famoso “biennio rosso” fu caratterizzato da agitazioni e da scioperi: la disoccupazione grave, il ritardato risarcimento dei danni di guerra, i limitati sussidi ai profughi ed il caro-vita tennero l’ordine pubblico in uno stato di perenne turbamento. Municipi occupati e/o incendiati, scioperi che si succedevano ad altri scioperi non davano tregua agli uomini dell’Arma della Legione che, nonostante tutto, vigilavano e scongiuravano i pericoli maggiori, anche a prezzo dei sacrifici più duri.

Fu però il 1920 l’anno che vide i militari di questo territorio più impegnati: a Volpago il Maresciallo Lionetti, assediato in caserma da una turba di facinorosi che chiedevano la liberazione di un arrestato e avevano sfondato la porta d’ingresso a colpi di scure, aveva ragione dei rivoltosi facendo uso delle armi. A Chioggia il Tenente Rietti, unitamente a militari dipendenti, fronteggiano i tumultuanti e ripristinano in modo energico e risoluto l’ordine pubblico. A Pordenone, loc. Torre, il Tenente Benvenuti avanza da solo verso delle rudimentali trincee predisposte dai comunisti locali ma, fatto segno di colpi d’arma da fuoco, postosi alla testa dei militari dipendenti risponde al fuoco costringendo i ribelli ad arrendersi, sequestrando un’ingente quantità di armi, munizioni ed esplosivi.

Altri episodi avvennero a Pieve di Soligo, dove il Maresciallo d’alloggio Spanò Arturo e due carabinieri rimasero feriti a seguito di un intervento per reprimere gravi violenze commesse da dei dimostranti sovversivi, venendo fatti segno di colpi di rivoltella e del lancio di una bomba a mano; ad Aviano (PN) dove il Brigadiere Formica e il Carabiniere Caprioli, mentre cercavano di sottrarre il commissario prefettizio di quel Comune alla violenza di una turba di sovversivi, furono a loro volta malmenati, percossi e feriti; a S. Giustina Bellunese (BL) il Maresciallo Maggiore Rosato e il Vicebrigadiere Presti posti, con dei dipendenti, a difesa di quel Municipio che una forte colonna di sovversivi voleva occupare, riuscirono a sbandare i tumultuanti con opportuno uso delle armi, ma nel conflitto rimasero anch’essi feriti. Il fatto più grave avvenne a Stanghella (PD), dove il Vicebrigadiere Bernardi Angelo perse la sua giovane vita poiché, comandato con altri militari di protezione ad una fattoria che una turba di agrari scioperanti aveva accerchiata per porla a sacco, necessitando chiedere rinforzi, volontariamente si propose di attraversare in abito civile la schiera degli scioperanti. Riconosciuto, venne, malgrado la sua strenua difesa, finito a colpi di bastone e del suo corpo fu fatto orribile scempio.

Il 1920 vide anche un’inondazione che a settembre provò duramente le province di Udine, Treviso e Venezia e vide nuovamente i Carabinieri di quelle Divisioni portare la loro opera di soccorso; nondimeno l’anno si distinse anche per disastri ferroviari e gravissimi incendi. Il 26 marzo a Dogna (UD) dei carri merci abbandonati in una corsa sfrenata urtavano il direttissimo Roma-Vienna, provocando 11 morti e numerosissimi feriti; il 2 ottobre sul ponte della laguna veneta un altro analogo disastro ferroviario provocava 26 morti ed un grande numero di feriti. Gravissimi incendi si ebbero all’Arsenale di Venezia, all’Autoparco di Treviso, al Deposito cereali della Commissione Militare requisizioni di Treviso, nelle boscaglie di Clauzetto (UD), e l’Arma competente era sempre presente.

Gli anni successivi videro ancora il sacrificio silenzioso di questi servitori dello Stato: nel 1921, a Venezia dei sovversivi, che volevano assalire l’abitazione del Segretario del Fascio di Combattimento, debbono desistere per la ferma opposizione del Maresciallo d’alloggio Rivaben e dei suoi militari, che fanno uso delle armi per ricondurre l’ordine; a Treviso il Carabiniere Cipolletta Carmine, intervenuto per sedare un conflitto sorto tra fascisti e comunisti, fu raggiunto da un colpo di rivoltella che l’uccise; a Mestre (VE) viene assassinato il Carabiniere De Girardi mentre a Portogruaro il Carabiniere Caruso, assalito durante una traduzione e diviso dal proprio compagno, nonostante ferito, fronteggia una massa soverchiante di manifestati e, facendo uso del moschetto, riesce ad avere ragione di essa.

Nel 1922 l’unico episodio che vide impegnata l’Arma in modo cruento avvenne in Oderzo (TV) dove il Tenente Quarantelli rimase ferito: durante uno sciopero una squadra di muratori fascisti che attendeva alle riparazioni di una chiesa danneggiata dalla guerra fu affrontata e minacciata con armi da un gruppo di 10 comunisti. Il Tenente Quarantelli, comandante la locale Tenenza, trovandosi per caso presente, intervenne e dopo una violenta colluttazione col capo dei sovversivi riuscì a disarmarlo della rivoltella che impugnava. Sopraggiunto però un altro sovversivo, disertore di guerra, l’ufficiale fu da questi fatto segno a cinque colpi di rivoltella che lo ferirono alla gamba sinistra ed al viso. Il feritore fu arrestato dallo stesso ufficiale.

Viene altresì garantito l’ordine pubblico sia in occasione della visita a Venezia di Mussolini, nel giugno 1923, che in occasione dei funerali dell’On. Matteotti nel 1924 a Fratta Polesine (RO) dove, grazie all’opera energica ed intelligente dell’Arma, la cerimonia funebre mantiene il carattere che doveva avere.

La Legione, nella sua breve vita, ebbe decorati 12 militari con medaglia di bronzo e 3 con medaglia d’argento al Valor Militare e annovera ben 24 militari caduti nell’adempimento del loro servizio d’Istituto.

Il suo primo Comandante fu il Col. Carlo BELLOTTI (15.12.1919 – 02.11.1921), classe 1864, proveniva di Firenze. A lui successe il Col. Luigi ARTUFFO (06.11.1921 – 07.02.1925), che lasciò la Legione ed il servizio attivo per raggiunti limiti di età. L’ultimo Comandante della Legione di Treviso fu il Col. Giuseppe MONTANARI (12.02.1925 – 28.10.1927), classe 1871, proveniente da Roma, che resse il comando fino a che non fu trasferito a Padova, dove la seguì e la comandò fino al 18 febbraio 1929.

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